lunedì 31 gennaio 2011

UNA SCONFINATA GIOVINEZZA 2/3 FEBBRAIO 2011





TRAMA DEL FILM UNA SCONFINATA GIOVINEZZA: 
Lino Settembre e sua moglie Chicca conducono una vita coniugale serena e senza serie difficoltà. Sono entrambi soddisfatti delle loro professioni, lui prima firma alla redazione sportiva del Messaggero e lei docente di Filologia Medievale all'Università Gregoriana. L'unico vero dispiacere che ha accompagnato i venticinque anni di matrimonio è la mancanza di figli. Una mancanza che non ha compromesso la loro unione ma l'ha al contrario rinsaldata. L'oggi però, in modo totalmente inatteso, presenta loro una grossa preoccupazione: Lino da qualche tempo accusa problemi di memoria che mano a mano si accentuano andando a compromettere in modo sempre più evidente il quotidiano svolgersi delle sue attività sia nell'ambito professionale che familiare. Dapprima sia lui che Chicca decidono di riderci sopra ma il disturbo si manifesta sempre più fino a quando, dopo attenti e approfonditi esami, un neurologo diagnostica una patologia degenerativa delle cellule cerebrali.

USCITA CINEMA: 08/10/2010
REGIA: Pupi Avati
ATTORI: Fabrizio Bentivoglio, Francesca Neri, Serena Grandi, Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Manuela Morabito, Erika Blanc, Vincenzo Crocitti, Osvaldo Ruggieri,Brian Fenzi, Marcello Caroli, Riccardo Lucchese, Lucia Gruppioni
MONTAGGIO: Amedeo Salfa
MUSICHE: Riz Ortolani
PRODUZIONE: DueA
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia 2010
GENERE: Drammatico
DURATA: 98 Min
FORMATO: Colore


SCHEDA E TRAMA DEL FILM DA: WWW.COOMINGSOON.IT









LO SPETTACOLO SI SVOLGERA' PRESSO IL TEATRO CINEMA BUSNELLI, VIA DANTE 30, DUEVILLE
MERCOLEDI' 1 DICEMBRE 2010 ORE 21
GIOVEDI' 2 DICEMBRE 2010 ORE 15, ORE 20,30

La chinoise 1 febbraio 2011

La Chinoise
La Cinese - Jean-Luc Godard


Francia, 1967.
Attori: Jean-Pierre Léaud, Juliet Berto, Anne Wiazemsky, Michel Semeniako.
Durata: 96 min
Colore: colore
Audio: Sonoro
Genere: Politico
Regia: Jean-Luc Godard
Soggetto: François Truffaut
Sceneggiatura: Jean-Luc Godard
Fotografia: Raoul Coutard



Trama:In un appartamento di Parigi un gruppo di giovani borghesi studiano il pensiero marxista-leninista nella versione maoista. Véronique, guida del gruppo, propone l'assassinio di un ministro sovietico in visita e, dopo che il suo piano è messo in atto, si rende conto di aver fatto soltanto "i primi timidi passi di una lunga marcia".

Recensione: Nella Chinoise Godard, con curiosità e anche ironica simpatia, osserva ancora il maoismo dall'esterno, come uno dei fenomeni del presente di cui riconosce l'importanza. La Cina è lontana, come lontano è il Vietnam. E tuttavia quegli slogan, che nel 1967 potevano sembrare solo dei fanatismi e bizzarrie di personaggi romanzeschi, dopo pochi mesi erano sulla bocca di tutti i giovani d'Europa, e le scritte sulle pareti dell'appartamento parigino finivano sui muri di tutte le città. Era il maggio del '68, o il maggio francese, di cui disse che La Chinoise era stata una prefigurazione. In realtà il film può semmai essere considerato un'anticipazione del gruppuscolarismo successivo alla fase spontaneistica, estetico-politica più che politico-militare, del movimento sessantottesco originario.
In ogni caso, e anche se non rappresenta affatto una frattura totale con il Godard sociologo della contemporaneità, esso inizia o prosegue una riflessione sui rapporti fra linguaggio e politica, fra arte e militanza, che sarà il progetto centrale degli anni successivi.
La Chinoise che come si è detto inizia o anticipa tutto, resta però il film che all'epoca si potè considerare come il più esemplarmente “godardiano”. Alcune sue soluzioni o trovate stilistiche sono divenute celebri: dal “ciak” mantenuti all'inizio di alcune inquadrature agli esempi più evidenti di “cinema nel cinema” (si vede l'operatore Coutard intento alle riprese), al ricorso programmatico agli effetti di straniamento, con i personaggi che spesso si rivolgono a un interlocutore esterno al film. Secondo gli insegnamenti di Brecht, cui viene dedicato un palese omaggio (il suo nome è l'unico a non venire cancellato da una lavagna su cui sono stati scritti i nomi dei drammaturghi di ogni epoca). Ma a fare della Cinese un film paradigmatico e anticipatore è anche l'enorme quantità di materiali figurativi accumulati come inserti, sfondi o contrappunti della vicenda o delle parole degli attori.
Ma quando il primo cartello non annuncia più un certo numero di capitoli o episodi, come avveniva nei saggi sociologici, ma “un film in corso di lavorazione”, il riferimento non è solo all'idea di “opera aperta” o di un film visto anche nel suo farsi, ma a una più generale e storica fase di evoluzioni e trasformazioni. In questi anni sono “lavori in corso” le idee estetiche e politiche di Godard, la lotta sociale, e forse – era lecito pensare – la stessa rivoluzione.




Il personaggio con cui più Godard s'identifica è certamente l'attore (Guillaume, con Willhelm Maistre) colui che abbandona l'illusione di un teatro nazionale e unificante per portare Brecht e Racine nelle piazze e nelle case. Come Guillaume anche il regista va alla ricerca di un “cinema socialista”, che usi le immagini e i suoni per fare “l'analisi concreta” e non per produrne un un doppio illusorio, per “rendere visibile” e non per “riprodurre il visibile”. Ma, come ricorda Kirilov, sulla via di un'arte rivoluzionaria si incontrano poi Majakovskij in poesia e Ejzenštejn nel cinema. Quando Guillaume e Vèronique decidono di parlarsi “come se le parole fossero suoni o materia” finiscono per fare della poesia futurista. E sulla scorta della teoria ejzenštenjana il film sperimenta nuove forme di ontaggio “scientifico”.
Non sempre per la verità il montaggio della Chinoise è cosi elaborato: il più delle volte il rapporto fra suono e immagine è tautologico ( si parla di campagna e si vede un'inquadratura di polli starnazzanti, si parla di realismo socialista e si vede un' oleografia rivoluzionaria) ma anche in questo caso suggerisce un rapporto fra le varie inquadrature sorretto da una logica diversa da quella della narrazione e dello spettacolo. Se il comodo “straniamento” ottenuto solo col mostrare la cinepresa al lavoro non è un mezzo per distruggere realmente l'illusione identificatoria del cinema, perchè del cinema in effetti rappresenta la suprema fase narcisistica, il lavoro sulle strutture del linguaggio filmico può portare davvero a una reinvenzione del cinema stesso.
La Chinoise si pone come primo momento di riflessione di questo progetto.

Certamente, come dice Vèronique, “l'effetto estetico è immaginario”, ma questa parola è da intendere allora in un senso del tutto diverso da quanto fino ad ora è stato fatto. Kirilov le risponde infatti: “Si, ma questo immaginario non è il riflesso della realtà, è la realtà di questo riflesso”. Cioè la realtà, pesante, materiale, dell'immagine, e anche della finzione e dell'artificio. Così il modello stilistico ricorrente del film è quello che – nell'isolamento del piano ravvicinato di un attore che recita sullo sfondo di un'immagine- mette costantemente in rapporto le forme visive della cultura di oggi, nella loro riproducibilità tecnica, cioè riflessi della realtà, con la realtà del riflesso, l'attore con il suo corpo e la sua voce, in primo piano davanti alla cinepresa che lo riproduce e insieme rivela l'artificio della riproduzione.
Ma questa frontalità e mancanza di profondità delle immagini, che sembra voler trasformare le inquadrature in pagine di un libro, e il film stesso diventa in un “libretto rosso” del cinema, è anche vicinanza e intimità con i personaggi-attori: l'appartamento è quello in cui Godard abita con Anne Wiazemsky, e la primissima inquadratura mostra due mani di amanti che si incontrano.
D'altra parte La Chinoise, terminando con un cartello che non dichiara la fine del film ma la “fine di un inizio”, inaugura una serie di non-finali dei successivi film, che pur diversissimi si porranno da ora per vari anni come continuazioni critiche l'uno dell'altro, parti o capitoli di un film che è il cinema intero. 








La proiezione si terrà alle ore 21 presso la sala superiore del Centro Arnaldi in Via Rossi 35, Dueville.




mercoledì 26 gennaio 2011

AMERICAN LIFE 26/27 GENNAIO 2011 *




TRAMA DEL FILM AMERICAN LIFE: 
E' la storia di Burt e Verona, una coppia sulla trentina che aspetta un bambino. La gravidanza procede bene finché ricevono una notizia improvvisa e sconvolgete: gli eccentrici genitori di Burt annunciano che lasceranno il Colorado per trasferirsi in Europa. A questo punto, viene a cadere l'unica ragione per cui avevamo deciso di stabilirsi lì. Dove e vicino a chi doveranno mettere su casa per crescere il bambino in arrivo? Partono così per un viaggio che li porterà a far visita ad amici e familiari, in città diverse, per valutare le possibili opzioni...




USCITA CINEMA: 17/12/2010
REGIA: Sam Mendes
SCENEGGIATURA: Dave Eggers, Vendela Vida
ATTORI: John Krasinski, Maya Rudolph, Maggie Gyllenhaal, Jeff Daniels, Carmen Ejogo, Jim Gaffigan, Josh Hamilton, Cheryl Hines, Melanie Lynskey, Allison Janney,Chris Messina, Catherine O'Hara, Paul Schneider
FOTOGRAFIA: Ellen Kuras
MONTAGGIO: Sarah Flack
PRODUZIONE: Big Beach Films, Edward Saxon Productions (ESP), Neal Street Productions
DISTRIBUZIONE: BIM Distribuzione
PAESE: Gran Bretagna, USA 2009
GENERE: Commedia, Drammatico, Sentimentale
DURATA: 98 Min
FORMATO: Colore 2.35 : 1


SCHEDA E TRAMA DEL FILM DA: WWW.COOMINGSOON.IT







LO SPETTACOLO SI SVOLGERA' PRESSO IL TEATRO CINEMA BUSNELLI, VIA DANTE 30, DUEVILLE
MERCOLEDI' 1 DICEMBRE 2010 ORE 21
GIOVEDI' 2 DICEMBRE 2010 ORE 15, ORE 20,30


* A CAUSA DELLA MANCATA DISPONIBILITà DELLA PELLICOLA C'è STATA UNA MODIFICA DAL PROGRAMMA ORIGINALE. IL FILM "WE WANT SEX" SARA' RECUPERATO LA SETTIMANA DEL 9/10 FEBBRAIO. CI DISPIACE PER IL DISGUIDO.

martedì 25 gennaio 2011

Pierrot le fou 25 gennaio 2011

Pierrot le fou
- Il bandito delle ore 11 -
- Jean-Luc Godard


Francia, Italia 1965.
Attori: Jean-Paul Belmondo, Anna Karina,Graziella Galvani, Roger Ditoit, Hans Meyer.
Durata: 110 min
Colore: colore
Audio: Sonoro

Genere: Drammatico
Regia: Jean-Luc Godard
Soggetto: Jean-Luc Godard
Sceneggiatura: Jean-Luc Godard
Fotografia: Raoul Coutard




Trama: Ferdinand, uomo sposato stanco della famiglia e degli amici borghesi, e Marianne, membro di una banda di delinquenti capitanata da un misterioso fratello, si ritrovano dopo cinque anni e dopo aver ucciso un mercante d'armi, scappano sulla Costa Azzurra, rifugiandosi su una spiaggia solitaria. La coppia vive di caccia e pesca, Ferdinand si dedica alla lettura, mentre la donna escogita trovate per sfogare la sua smania di vivere. Ma questa vita non fa per Marianne e tra i due esiste una radicale incomunicabilità, più forte del sentimento d'amore che li tiene vicini. Lascia Ferdinand, poi torna, chiedendo all'uomo di aiutarla per un colpo. Ferdinand accetta, ma la nuova azione gli dimostra l'abbandono da parte della donna che ha un nuovo compagno. Ferdinand stesso uccide entrambi e dopo essere sfuggito alla reazione degli altri sicari, si ucciderà, con la speranza di trovare in un altro mondo la possibilità di un'unione autentica con la donna amata.




Recensione: Nella presentazione per la stampa di Pierrot le fou, girato nell'estate del 1965 cosi rapidamente da consentirne la partecipazione alla Mostra di Venezia dello stesso anno, Godard dice, per gioco ma non troppo, che Pierrot è un piccolo soldato che scopre con disprezzo che bisogna vivere la propria vita, che la donna è donna e che in un mondo nuovo bisogna fare bande a parte per non trovarsi all'ultimo respiro. Capolavoro degli anni sessanta, Pierrot le fou, uscito in Italia con l'assurdo titolo Il bandito delle ore undici e con vari tagli e normalizzazioni, riassume e conclude effettivamente tutta la filmografia godardiana precedente. Esso vuole essere l'erede, o l'ultimo residuo, di personaggi e storie che non sono quelli di Godard né solo quelli del cinema e delle sue grandi coppie di amanti in fuga. Il film vuole rievocare e rinnovare tutta una tradizione immensa ma che riesce a non essere malriposta né fastidiosa, nascosta com'è dietro a un piccolo film d'amore.
Qualsiasi sinossi non riuscirebbe però a rendere conto della varietà e quantità d'incontri, episodi, digressioni che si accavallano in quello che è stato definito un film-caleidoscopio, individuando con ciò la sua struttura libera e frammentaria che la vivacità cromatica delle sue immagini. Pierrot le fou radicalizza più di ogni film precedente la frammentazione e la dissoluzione della continuità narrativa e ogni suo momento può essere luogo d'inserzione dell'altro e dell'eterogeneo: riflessioni e citazioni, sentenze e gag, digressioni e prelievi da ogni zona dell'immaginario. Ma la ricchezza del film convive con la sua leggerezza, con gli spazi vuoti, gli indugi, i tempi dilatati.
Tutto si è svolto come una specie di happening, ma controllato e dominato. Detto questo, si tratta di un film del tutto inconscio. Non sono mai stato così inquieto prima delle riprese, non avevo nulla, proprio nulla, o meglio avevo soltanto il libro oltre a un certo numero di ambienti, e sapevo che la storia si sarebbe svolta al mare.”





A CAUSA DEL MAL FUNZIONAMENTO DEL DVD, LA PROIEZIONE PURTROPPO AVRA' SOTTOTITOLI IN INGLESE.
CI DISPIACE DI QUESTO DISGUIDO.

sabato 22 gennaio 2011

giovedì 20 gennaio 2011










TRAMA DEL FILM FIGLI DELLE STELLE: 
Un precario "cronico" (Pierfrancesco Favino), un portuale di Marghera (Fabio Volo), un ricercatore universitario un po' stagionato (Giuseppe Battiston), un'insicura giornalista tv (Claudia Pandolfi) ed un uomo appena uscito di galera (Paolo Sassanelli), delusi dalla loro vita, decidono di passare all'azione e rapire un ministro. La convivenza tra gli improbabili rapitori e l'incredibile politico condurrà ad un'esilarante e surreale fuga tra le splendide montagne della Valle d'Aosta.

USCITA CINEMA: 22/10/2010
REGIA: Lucio Pellegrini
SCENEGGIATURA: Francesco Cenni, Lucio Pellegrini, Michele Pellegrini
ATTORI: Pierfrancesco Favino, Fabio Volo, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi,Paolo Sassanelli, Giorgio Tirabassi, Fausto Maria Sciarappa, Teco Celio, Pietro Ragusa, Camilla Filippi, Lydia Biondi, Fabrizio Rondolino, Antonello Piroso, Chiara Tomarelli
FOTOGRAFIA: Gian Enrico Bianchi
MONTAGGIO: Walter Fasano
MUSICHE: Giuliano Taviani
PRODUZIONE: Warner Bros.
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures Italia
PAESE: Italia 2010
GENERE: Commedia
DURATA: 102 Min
FORMATO: Colore


SCHEDA E TRAMA DEL FILM DA: WWW.COOMINGSOON.IT










LO SPETTACOLO SI SVOLGERA' PRESSO IL TEATRO CINEMA BUSNELLI, VIA DANTE 30, DUEVILLE
MERCOLEDI' 1 DICEMBRE 2010 ORE 21
GIOVEDI' 2 DICEMBRE 2010 ORE 15, ORE 20,30