giovedì 20 gennaio 2011

deux ou trois chose que je sais d'elle 18 gennaio 2011



Deux ou trois choise que je sais d'elle
due o tre cose che so di lei
- Jean-Luc Godard



Francia, 1966.
Attori: Marina Vlady, Anny Duperey, Roger Montsoret, Jean Narboni.
Durata: 87 min
Colore: colore
Audio: Sonoro
Genere: Drammatico
Regia: Jean-Luc Godard
Soggetto: Jean-Luc Godard
Sceneggiatura: Jean-Luc Godard
Fotografia: Raoul Coutard





Trama: La protagonista del film. Giuliette, è una giovane donna, sposata e madre di tre figli, che si prostituisce consenziente il marito, per poter procurare a se stessa e alla famiglia quei beni, superflui e indispensabili, che ci offre la civiltà "occidentale". Attraverso il personaggio di Giulietta, il regista condanna la corsa al benessere e gli altri "miti" di tale civiltà




Recensione: Deux ou trois choses que je sais d'elle del 1966, è un titolo diventato famoso, ripreso e parafrasato da innumerevoli articoli giornalistici e saggi su Godard stesso. Si dimentica spesso però che “lei” cui si fa riferimento non è solo la protagonista, ma è contemporaneamente la città di Parigi, in un'identificazione fra persone e cose, fra soggetti e oggetti, che prosegue la riflessione sulla reificazione nella società dei consumi. Il film viene girato infatti proprio nel periodo in cui inizia la risistemazione urbanistica della regione parigina e ha appunto come Leitmotiv, fra una sequenza e l'altra, le immagini dei lavori che produrranno il nuovo volto della città: strade sopraelevate, grattacieli, quartieri di abitazione popolare. Sono “18 lezioni sulla società industriale” (titolo di un libro di Raymond Aron usato come didascalia) sul condizionamento di massa e le trasformazioni sociali prodotte dai nuovi bisogni e dal nuovo mododi vivere. Ma all'alienazione dei parigini Godard cerca di contrapporre la consapevolezza dei suoi attori, facendoli sistematicamente uscire dai loro personaggi e dalla finzione.
Ai personaggi visibili sullo schermo bisogna aggiungere la costante presenza della voce fuori campo di Godard, di quell'”io”, anch'esso spesso trascurato nel titolo, che rende per così dire tridimensionale il film. Ma anche la “storia” di Juliette è, come per tutte le altre “lei” godardiane quella di una ricerca di profondità. Se dapprima essa nega la possibilità di un'alternativa e considera la sua situazione come un dato di fatto, poco per volta comincia a porre e a porsi delle domande. Si interroga sull'immaginazione, e il film enuncia lo slogan “sostituire l'immaginazione all'esame della realtà”, non intendendo con ciò l'evasione nell'irreale: gli inserti di questa parte infatti sono fotografie assai crude della guerra del Vietnam. Immaginazione è invece il riflettere non passivo, la ricerca di una verità non libresca. D'altra parte, si dice a un certo punto, “s'imparano più cose sul metrò che alla Sorbona”.
Analogamente, Juliette è “cosa” ma è anche pensiero, è la città (con la quale viene identificata più volte dalla composizione e accostamento delle inquadrature) ma è anche la coscienza di essa. Le domande che si pone diventano sempre più intense, concentrate, e danno al film un nuovo tono intimistico, l'emozione della ricerca personale e solitaria della verità.



Jean-Luc Godard si propone di descrivere un ensemble, l'insieme di Juliette e l'ambiente di cui fa parte, la Parigi dove vive. Questo il tentativo registico che si muove tra interno ed esterno senza perdere di vista la continuità della storia. Lo stesso Godard dirà che il film si scompone in quattro movimenti:
La descrizione oggettiva di oggetti, sigarette, libri, tv, auto; e dei soggetti (Juliette, l'Americano, il parrucchiere, i viaggiatori, i bambini).
La descrizione soggettiva di soggetti e oggetti, impressionista.
La ricerca delle strutture, come somma di descrizione soggettiva e oggettiva che conduce a forme più generali, che renda il sentimento d'esemble (il dramma - dice Godard - è che noi scopriremo non una società equilibrata ma una società troppo incline al consumo. Questo terzo movimento corrisponde al movimento profondo del film che è il tentativo di descrizione di un insieme).
La vita, come liberazione dai fenomeni dell'insieme, l'esistenza singolare di Juliette che si libera dell'universale per entrare nel particolare.


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